Economia

Cooperative sociali: attenti, c’è rischio di degenerazione

L’allarme di Felice Scalvini di Confcooperative

di Francesco Agresti

La rilevanza e la novità dell?articolo 1 rappresentano il riferimento interpretativo di tutta la legge, il superamento dei principi di mutualità con la creazione di una nuova forma cooperativa fondata sul principio di solidarietà e le caratteristiche che rendono la cooperazione sociale un soggetto paritario nel rapporto con gli enti pubblici: sono queste le linee di sviluppo che credo debbano guidare una coerente strategia interpretativa e attuativa della nuova legge». Così, nei giorni dell?approvazione della legge 381, si esprimeva Felice Scalvini, attuale vicepresidente di Confcooperative (di cui fa parte Federsolidarietà: 2.449 cooperative sociali con 127mila soci e oltre 81mila addetti), autore del primo testo, che risale al 1981, di quella che, a distanza di dieci anni, sarebbe diventata la legge sulla cooperazione sociale. È andata proprio così? Quali sono le prospettive di crescita e le sfide che la cooperazione sociale dovrà affrontare nel prossimo futuro? «Il fenomeno della cooperazione sociale continuerà a crescere, ma attenzione a un uso appropriato e non opportunistico di questo strumento», dice oggi Scalvini, segno evidente che non tutto è andato come avrebbe voluto. Vita: Da cosa nasce questo timore? Felice Scalvini: La legge 381 descrive le caratteristiche della cooperativa sociale senza imporle. Sono norme che non hanno carattere cogente a differenza della legge francese sulle Scic. In Francia riconoscono il debito che hanno nei confronti della nostra legislazione sociale, ma sono riusciti a imporre dei precisi obblighi sulla presenza nella compagine sociale degli utenti. Vita: Perché alcuni aspetti della legge 381 non sono inderogabili? Scalvini: La mancata imposizione è frutto del confronto tra le parti. La Lega delle cooperative nella definizione delle cooperative sociali aveva in mente il modello emiliano della cooperativa di lavoro e non una forma comunitaria. La cooperativa sociale è nata invece per produrre servizi e sviluppare la socialità sul territorio. Ci sono casi in cui si è preferito puntare sulla crescita dimensionale cercando di conseguire dell?economie di scala per ridurre il costo del lavoro. Negli ultimi anni il numero delle fusioni tra cooperative è cresciuto sensibilmente creando talvolta una forte intesa con gli enti locali fino a far diventare l?attività della cooperativa strumentale allo stesso potere politico perdendo l?autonomia che invece dovrebbe essere sempre preservata. Vita: Che ruolo hanno avuto gli enti pubblici in questi processi di degenerazione? Scalvini: Gli enti pubblici hanno alimentato questa tendenza. Se nei bandi di gara si continuano a inserire tra i criteri di selezione delle imprese solo il fatturato o la consistenza patrimoniale senza tener conto dell?assetto istituzionale, si alimenta lo sviluppo della peggiore cooperazione. Ancora oggi sono veramente pochi gli enti che pongono l?accento su elementi dal valore non strettamente economico. Vita: In questi anni nel processo di attuazione della legge ci sono stati altri elementi che ne hanno modificato il senso o i principi? Scalvini: No, la 381 è una legge elastica che ha lasciato ampi spazi interpretativi che hanno permesso lo sviluppo di cooperative diverse, sempre nell?ambito del rispetto dei suoi principi fondamentali. Ci sono realtà, come per esempio il Consorzio Gino Mattarelli, che hanno puntato sulla qualità della cooperazione, sulla specializzazione, sulla messa in rete delle diverse esperienze e sul collegamento con il territorio, altre hanno preferito seguire linee di sviluppo diverse. Vita: Al rischio di degenerazione potrebbe essere posto rimedio con un altro intervento legislativo? Scalvini: No. Il rischio di una degenerazione può essere evitato solo attraverso l?autoregolamentazione dei cooperanti, avviare un dibattito su questo tema oggi credo sia impossibile non si arriverebbe molto lontano, ci sarebbero forti pressioni da parte di realtà cooperative consolidate che paralizzerebbero ogni ipotesi di confronto.


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